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Basta chiudere gli occhi
e concentrarsi sul bene

La straordi-storia di Anna Paola Schirinzi

“I miei occhi e quelli di mio figlio
si sono incrociati per la prima volta
davanti a tante persone,
operatori, educatrici:
io sentivo soltanto
il battito accelerato del mio cuore
e la dolcezza della sua presenza
tra le mie braccia.
È in quel momento
che sono diventata mamma.”

– Anna Paola Schirinzi

Sincera, testarda, a volte ruvida e permalosa, ama divertirsi e divertire. È una persona in grado di trascinare e che ama essere coinvolta nelle vite delle persone che ama.
Abbiamo viaggiato per tanti anni su binari paralleli, costantemente affiancate.

Abbiamo abitato nello stesso complesso residenziale, abbiamo frequentato il catechismo insieme, giocavamo nello stesso cortile, poi entrambe Liceo scientifico e stessa scelta all’Università.

Non siamo state sempre ‘amiche’ e spesso abbiamo mantenuto una distanza di sicurezza.

Quando le nostre vite hanno iniziato a prendere strade diverse ci siamo realmente scoperte, conosciute e amate. Come per tutti i grandi amori, picchi di amore e odio: oggi siamo amiche per scelta, amiche dell’età matura.

Grazie Anna Paola per aver accettato il mio invito.
Non ti nascondo che, sin da quando ho avuto in mente questo progetto narrativo, ed era solo un’idea, avevo una certezza mista a desiderio: intervistarti e raccontare la tua straordi-storia.
Oggi sono felice, davvero.

Ci racconti chi sei?

Sono Anna Paola, ho 41 anni, vivo in una delle più belle città del sud Italia, Bari, e sono orgogliosa della bellezza della mia città. Non potrei vivere da nessun’altra parte, considerando che la vicinanza al mare, alle campagne e alla valle d’Itria sono la mia fonte di ricarica.
La più grande di due sorelle, sposata con Giuseppe da 10 anni, ho vissuto in una famiglia bella, vera e complicata. Credo in Dio che è Amore.
Oggi sono mamma di Luigi, sempre di corsa perché sono anche una donna che lavora, ho una laurea in Scienze dell’educazione, mi occupo di Didattica all’Università A. Moro di Bari.
Come dicevo sono anche moglie, sorella, amica, figlia: strano a dirsi, ma da quando sono mamma ho riscoperto ancora più bella la bellezza di essere figlia.

Si può identificare “il più bel giorno della vita” associando ad esso un colore?

Il giorno più bello della mia vita è stato il 20 luglio del 2016, giorno in cui inaspettatamente è arrivato nella mia vita il mio piccolo Luigi. La decisione di adottare è sicuramente caratterizzata dal ROSSO: deciso, forte. Colore del mio cuore che mi ricorda il mio amato papà.

Ci sono invece altri colori che hanno contraddistinto la tua attesa?

Il colore dell’attesa è un pastello: mi viene in mente la bellezza dei colori dell’alba, delicati, imprescindibili l’uno dall’altro così come tutte le emozioni e i sentimenti che hanno caratterizzato quel periodo della mia vita. Il giallo chiaro, fonte di luce che cerca di farsi spazio in un blu più cupo, freddo, in alcuni giorni più bui.

Cosa ha significato per te l’adozione?

L’adozione è raccontata da chi non la conosce come una bella azione. Tante volte io e Giuseppe ci sentiamo dire “che bravi siete, che cosa bella avete fatto!“. Sintetizzare l’adozione come una bella azione è quanto di più riduttivo si possa dire sull’argomento.

L’adozione per me è una scelta di vita, è una scelta che mi ha cambiato la vita.

L’adozione mi insegna ogni giorno qualcosa. Mi ha insegnato la pazienza negli anni dell’attesa: a me che sono una impaziente per natura, che pretendo di giungere alle soluzioni ancor prima di aver individuato ostacoli o difficoltà, che raramente resto paralizzata di fronte ad un problema ma attivo immediatamente la mia attitudine di problem solver.

Non è facile esercitare la pazienza quando hai di fronte a te un’incognita che potrebbe non decifrarsi mai.

L’adozione mi ha insegnato il silenzio racchiuso nella parola speranza, quando il mio piccolo Luigi era ancora soltanto un desiderio intimo e profondo nell’abbraccio di Giuseppe e mio. Mi ha insegnato ad amare ciò che altro da me, a guardare oltre le mie sicurezze, il mio mondo conosciuto per aprirmi all’altro, ovunque fosse. Mi insegna ogni giorno che “non è la carne né il sangue, ma è il cuore che ci rende genitori e figli”.

Durante i mesi di attesa, che a volte diventa logorante, ci speri in quella “magica” telefonata, guardi il telefono 100 volte all’ora per controllare che ci sia campo… ma non arriva mai.

Poi d’improvviso, in quei pochi istanti in cui presa dalla routine non ci stai pensando, ARRIVA… una telefonata, tre ore di attesa e la nostra vita è cambiata per sempre.

La corsa in tribunale, pochi minuti per fantasticare su come sarà… fino a quelle parole, dolcissime e delicate: “se volete, Luigi vi aspetta…

Dire SÌ per chi si professa cristiano dovrebbe essere naturale, abbiamo grandi esempi, ma tante volte non è così facile…e tante volte non lo è stato in questi anni. Quel SÌ invece era così naturale e scontato che ci sembrava superfluo anche dirlo: un bimbo ci aspettava ed eravamo stati scelti proprio noi per amarlo!

Attimi che non avevamo immaginato nemmeno nei nostri sogni più belli, attimi che hanno dato vita alla nostra famiglia.

Quale è stata la difficoltà maggiore durante il percorso adottivo e nella tua vita di famiglia adottiva?

L’incognita negli anni dell’attesa. Il non sapere dove ci avrebbe portato la nostra scelta, pur avendo intimamente la certezza che era la scelta giusta.

E poi l’entrata in un mondo nuovo, immenso, prima conosciuto solo per sentito dire. Ho studiato, cercato, letto. E poi i colloqui, le visite mediche, gli incontri con esperti e professionisti mettendoci a nudo, facendoli entrare in punta di piedi nel nostro cammino di coppia e di famiglia. E nonostante questa “lavatrice” come dice qualcuno, restare noi stessi, riconoscerci ogni giorno come coppia… non è stato facile e c’è sempre da lavorarci.

E poi purtroppo la difficoltà più grande è scoprire che oggi “mala tempora currunt”…

Si è sdoganato un atteggiamento di violenza verbale e non, contro l’altro, che è semplicemente altro da me. E questo mi spaventa molto. Mi spaventa il momento in cui dovrò accogliere mio figlio etichettato per il colore della sua pelle, o perché c’è ancora oggi gente che mi chiede se ho anche un figlio “mio mio” … questa povertà di pensiero mi spaventa.

Pensa al tuo bambino. Immagina di dovergli raccontare con un’immagine chi eri prima del suo arrivo, chi sei oggi e cosa ti aspetti di vivere insieme a lui domani.

Non siamo stati noi a sceglierti, ma siamo stati scelti per te.

Un intreccio di fili che finalmente si districano e formano un nodo di amore…vite sconosciute che si sfiorano e si amano in pochi istanti, le nostre.

L’immagine che preferisco è quella di un abbraccio. È l’immagine che io e Giuseppe abbiamo scelto come bomboniera del nostro matrimonio, e mi piace oggi come immagine della nostra famiglia, un abbraccio più stretto, più grande e soprattutto aperto.

Quali consigli daresti a delle coppie che si affacciano al mondo dell’adozione?

Credeteci!

Ho un’amica che mi raccontava di quanto fossero meravigliosi i gemellini adottati in Adozione Nazionale da suo cugino. Ed io, ogni volta che me ne parlava, pensavo quanto impossibile sarebbe stato che capitasse anche a noi la stessa cosa. Abbiamo fatto domanda di Adozione Nazionale ed Internazionale, proprio perché non sapevamo dove fosse nostro figlio, ma saremmo andati a cercarlo fino in capo al mondo.

All’inizio del percorso, quando cominciavamo a fare nostra l’idea dell’adozione, mio marito, un riflessivo per indole, ci andava con i piedi di piombo. Lo voleva quanto me, ma aveva bisogno di capire e voleva più tempo.

Io d’altro canto, il suo opposto, mi sono catapultata in questo nuovo mondo attraverso letture, incontri, scambi di esperienze e ho insistito perché “partissimo” per questo viaggio prima ancora di conoscere la destinazione. Oggi rifarei ogni singola tappa.

Credete all’incanto che significa essere una famiglia adottiva con le stesse difficoltà di una famiglia biologica. L’adozione è un meraviglioso viaggio di amore costellato di tempi lunghi, burocrazia, a volte stanchezza, quindi va fatto portandosi dietro tanta pazienza, determinazione, coraggio e voglia di condivisione e ascolto.

Questa intervista probabilmente sarà letta da coloro che stanno intraprendendo il percorso dell’adozione o che lo stanno vivendo. Cosa ti senti di voler condividere della tua esperienza di madre?

I miei occhi e quelli di mio figlio si sono incrociati per la prima volta davanti a tante persone, operatori, educatrici, ma io sentivo soltanto il battito accelerato del mio cuore e la dolcezza della sua presenza tra le mie braccia. È in quel momento che sono diventata mamma…e non smetti più di esserlo.

Da quando Luigi è arrivato a casa tua, hai cambiato qualcosa nel tuo approccio al mondo? Hai convertito in responsabilità sociale alcune intenzioni? O se non l’hai ancora fatto, intendi in qualche modo farlo?

La responsabilità dell’esempio: questo è cambiato nel mio approccio al mondo. Non che fino a ieri fossi una persona irresponsabile, ma sento molto lo sguardo di mio figlio che impara dalle mie azioni e dalle mie parole. “Si educa molto con quello che si dice, ancor più con quello che si fa, molto più con quello che si è…

Quale regola ti sei data dal momento in cui Luigi ti è stato affidato?

Un’unica regola: ESSERCI SEMPRE, AMARLO SEMPRE. Affiancarlo nella costruzione di sé stesso finché ne avrà bisogno. Quello che mi auguro per lui è di essere una persona LIBERA, che possa crescere libero nel bene.
Per il momento mi godo i suoi meravigliosi 2 anni e mezzo….

Consiglia una canzone e una lettura che credi ti abbia aiutato nel tuo percorso di madre.

Un libro che mi sta molto a cuore è “Sarò vostra figlia se non mi fate mangiare le zucchine” di Tommy Di Bari, scrittore pugliese che ho conosciuto e apprezzato durante il tempo dell’attesa.
Un libro d’amore che racconta una storia di adozione speciale come lo è ognuna a suo modo. Mi ha accompagnato in giorni di smarrimento durante l’attesa con tanta tenerezza e delicatezza.
Consiglio anche “Il cammino dell’adozione” a chi vuole intraprendere questo percorso.
Le canzoni sono tante, “Viva la libertà” di Jovanotti che è un monito anche per me, maniaca del controllo, a lasciare Gigio libero, di crescere e anche sbagliare…
Impossibile non citare De Gregori con “Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai” che credo sia il manifesto dell’amore…

Nel mondo degli influencer oggi, proviamo a pensare a qualcuno vicino a noi: c’è qualcuno a cui ti ispiri e che credi possa essere di supporto nel compito educativo che ti è stato affidato?

Non amo il mondo degli influencer che trovo spesso sterile…

Preferisco ispirarmi a quello che vedo. Sono in una fase della mia vita in cui cerco di cogliere il bello, è stato difficile arrivare a questa consapevolezza, ma oggi sono sempre più convinta che sia la strada giusta. Per questo motivo cerco di essere portatrice di bellezza e quindi di ispirarmi alle azioni belle, oneste, importanti, tenere, sincere che mi capitano nella vita di tutti i giorni. Più in particolare nell’educazione di Gigio mi sento costantemente supportata, insieme a Giuseppe dalla nostra famiglia e dagli amici più cari.

Quale vorresti che sia il valore distintivo e imprescindibile di tuo figlio adulto?

Beh, difficile fare una selezione. Spero l’AMORE, se devo sceglierne uno, considerando che ritengo che qualsiasi scelta fatta con amore sia ben fatta. Aggiungo anche la SINCERITA’, la FAMIGLIA, l’AMBIZIONE, l’ONESTA’, l’AMICIZIA, il RISPETTO….

Una frase targata Anna Paola: motivazionale, augurale, di riflessione…

Prendo in prestito le parole di un poeta che amo, Pablo Neruda “Ognuno ha una favola dentro, che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti…

Non aggiungo altro, Yaiia.
Le tue parole… bastano.
E restano.
Grazie.

Giada Susca


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