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Ho Paura
Quindi Imprendo

La straordi-storia di Cristian De Mitri

“Raggiungere un obiettivo,
guardarsi indietro e dire:
“però!”.
In altre parole:
essere soddisfatti del lavoro fatto.”
Questo è per me il significato
della parola successo.

– Cristian De Mitri

Era il 2014.
Eggup era all’inizio ed era un periodo in cui si cercava di capire da vicino il mercato e l’approccio che la tecnologia potesse avere su coloro che lavoravano per le Risorse Umane. Un contatto comune ci ha presentati perché “professionalmente compatibili”; ci siamo sentiti telefonicamente per valutare possibili spazi di cooperazione. Ci siamo sempre stimati, ho sempre incoraggiato Cristian e fatto il tifo per lui e per la sua splendida impresa professionale, ho apprezzato la sua discrezione e tenacia: per me è sempre stato l’emblema della resilienza. È anche successo che a distanza di anni i nostri percorsi professionali si incrociassero (nel 2018 abbiamo gestito insieme un bellissimo progetto di contaminazione tra Aziende, Startup e Imprenditori) ma questa… è un’altra storia. Quello che invece voglio raccontare è la storia dell’UOMO Cristian, con le sfaccettature che sono meno note a chi conosce solo aspetti legati al Cristian, CEO e Founder di Eggup.

Ma chi sei Cristian? Ci racconti di te in una piccola bio?

Sono prima di tutto un ex-allievo della Scuola Navale Militare Francesco Morosini di Venezia. Sono anche un Ingegnere Biomedico che nel 2008 ha riadattato le sue competenze nel settore Difesa e Spazio per poi passare nel 2013 a fondare Eggup, oggi PMI innovativa nel settore HR-tech. Se dovessi utilizzare un tweet per descrivermi, mi definirei “persona ossessionata dal concetto di grinta”: questa caratteristica rappresenta contemporaneamente il mio punto di partenza e il mio obiettivo.

Se dovessi scegliere una foto e una metafora che ti rappresenti e ti descriva, quale sceglieresti?

Immagine_DeMitri

Photo by Jesse Orrico on Unsplash

Nel libro che è stato recentemente pubblicato “Tecnologia e Risorse umane”, di cui sono autore insieme al mio caro amico Nicola Comelli e in cui afforntiamo la grande sfida delle aziende per non perdere di vista la persona nell’era degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale (Dario Flaccovio Editore), ho voluto fortemente inserire questa dedica: “A Marica e a Elisabetta, Elena e Andrea. Perché la fortuna non esiste. Esiste solo il sudore della fronte”.

Mi piacerebbe, anzi, sarei onorato di essere rappresentato da questa immagine.

Quale era il sogno di Cristian da ragazzino?

Sognavo di avere una famiglia e di diventare astronauta o imprenditore. Per quest’ultimo ruolo ricordo che da piccolo lo ripetevo abbastanza spesso, pur non essendo pienamente consapevole di cosa significasse. Semplicemente pensavo fosse figo come fare l’astronauta (e forse con meno rischi 🙂 ).

Questo sogno, si è trasformato in progetto? Che cosa hai fatto affinché fosse così?

Sì.
Per la famiglia è stata una questione di incrocio di cammini, pensieri e intenti. Fatto è che oggi c’è. Casualità, amore, volontà, responsabilità e dedizione.
Per il lavoro, possiamo dire che sto provando a fare l’imprenditore. Tuttavia, mi ricredo sul fatto che lo considerassi figo e aggiungo che dovevo essere davvero un cretino a pensare una cosa simile.

La tua azienda Eggup è nata come una startup. Facciamo un gioco: prova a descrivere la parola startup in modo che sia comprensibile ai tuoi bambini piccoli, ad uno studente, ad un adulto, ai miei nonni.

Un gruppo di persone molto unite, impegnate a risolvere un problema reale. Che fanno molte domande e che escogitano una soluzione dopo l’altra nel tentativo di capire, il prima possibile, quale sia la migliore per risolvere quel problema.

Resilienza, perseveranza, scelta: che peso hanno queste parole nella tua storia personale e/o professionale?

Sono tutte e tre molto importanti.

Scelta: Amo scegliere, anche quando non sono esattamente sicuro di cosa scegliere. Perché ho sempre voglia di scoprire cosa succede dopo. Nessuno potrà, né tantomeno dovrebbe, farlo per noi.

Perseveranza: chi mi sta vicino sa che ripeto spesso “ce poi restà secco!” (ci puoi restare secco), quasi come un mantra, per darmi la carica e per dire “è lì che voglio andare e di certo non mi fermo qui”. Questo atteggiamento vorrei riuscire a non perderlo mai.

Resilienza: rispetto a questo aspetto non so davvero posizionarmi. Considero la resilienza una virtù. E sinceramente, difronte a questo concetto non so bene neanche come rapportarmi. Lo lascio dire agli altri e sarei curioso di sapere il parere delle persone che frequento.

In Silicon Valley, quando ci si presenta davanti a degli investitori, si deve essere in grado di raccontare di esperienze di fallimento e quindi ti chiedo: quale è l’errore più grande che hai commesso, cosa hai imparato e come questo ha ri-orientato la tua vita?

Con Eggup gli errori sono stati così tanti che non si contano più. Ne ho fatti, di continuo e alcuni mediamente gravi. Da una parte è un bene che non ci sia stato un errore “gigantesco”, dall’altra però fare errori ti porta inevitabilmente a perdere tempo. Ho imparato che è meglio sbagliare subito e poco piuttosto che tardi e tanto.

Quando hai capito di essere cresciuto davvero, tanto da aver fatto il passo da ragazzo a uomo?

Quando a 24 anni, nel 2008, decisi di sposarmi puntando tutto su ciò che sarei stato in grado di ottenere da lì a poco ma che, di fatto, ancora non avevo.

Nella tua carriera, esiste una persona a cui ti sei ispirato? Un docente, un familiare, un collega, ecc… Cosa ti ha insegnato?

Non una persona in particolare. Ciò che mi ha cambiato è il frutto di situazioni e momenti. Il più grande insegnamento che ho potuto apprendere ha a che fare con il rapporto che ho con la fiducia (in me stesso e negli altri).

Cosa vuol dire essere CEO di un’azienda?

Rispondere in prima persona sia per le cose brutte e talvolta anche per le belle.

Che CEO è Cristian?

Ah no, va chiesto ai miei colleghi, non saprei risponderti. Rischierei di mischiare nella risposta ciò che vorrei essere con ciò che invece sono realmente.

Che cosa è il successo per te?

Raggiungere un obiettivo, guardarsi indietro e dire: “però!”. In altre parole: essere soddisfatti del lavoro fatto.

Che significato ha per te la parola “coraggio”?

Il coraggio dovrebbe essere una materia da insegnare a scuola: il coraggio di essere tolleranti, il coraggio di fidarsi, il coraggio di dire la propria, il coraggio di non omologarsi, il coraggio di dire no, il coraggio di sbagliare accettando di dover perdere.
Per me il coraggio non è una cosa da eroi, è un qualcosa che può essere coltivato e che, se opportunamente azionato, è in grado di abilitare il raggiungimento di risultati straordinari.

C’è una frase di Gandhi che recita: “Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci.”. A cosa ti fa pensare?

Penso al mio personale mantra di cui ti ho accennato prima (“ce poi restà secco”).

Se dovessi dare un consiglio ad uno studente adolescente che non ha ben chiaro il suo orientamento professionale, cosa diresti?

Di cimentarsi in qualcosa, indipendentemente che sia una cosa bella o brutta sulla carta e poi di utilizzare strumenti di orientamento professionale. Ce ne sono tanti sul mercato anche powered by Eggup 😛

Hai una frase famosa che in qualche modo hai fatto tua e che credi sia bella da condividere con chi ti legge per lasciare un messaggio?

Nel 2004 Adidas lanciò una campagna di notevole successo a livello globale dal titolo “Impossible is nothing”. Devo molto a questo concetto che nel corso degli anni ho reinterpretato così: la partita finisce solo al fischio finale.

Se questa intervista fosse letta da chi ha un potere a livello governativo che cosa chiederesti?

Di investire il più possibile nella scuola. Strutture, maestri e professori. Il cambiamento parte da lì.


Ho imparato a conoscere i tuoi silenzi fattivi che, in un mondo dove spesso c’è “inutile rumore”, riempiono di sostanza e consistenza le giornate.
Complimenti a te per l’Uomo che sei diventato e che forse… sei sempre stato. Se, come accade dal 2014, le Persone verranno sempre prima di tutto, son certa che tra qualche anno sarà bellissimo raccontarsi ancora, perché significherà che un pezzo di strada “col sudore della fronte” lo avremo costruito insieme.
Testa bassa e marcia avanti: questo sei tu Cristian.
Ad maiora semper!

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