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Perseverare: non esiste altra strada per me.

La straordi-storia di Giovanni Cavaliere

“Non guardate la cima.
Guardate sempre un metro alla volta e scalate quello:
avrete meno vertigini,
la scalata vi sembrerà più leggera.
Ma sarete consapevoli che state andando verso la vetta…”

Incuriosito dal progetto #GalateoLinkedIn, Giovanni ha partecipato alla prima tappa romana: è stato lì che ci siamo incontrati e conosciuti. Abbiamo poi coltivato la nostra conoscenza professionale, imparando reciprocamente l’uno dall’altro e arricchendoci delle reciproche differenze. Nel 2019 a distanza di 3 giorni, abbiamo condiviso un dolore immenso: la perdita dei nostri padri. Da quel momento, abbiamo compreso che le nostre corde si erano sintonizzate su delle frequenze che ci avrebbero resi “fratelli” per sempre. Ma questa è una storia nella storia. 

Lascio quindi la parola a te Giovanni. Raccontaci chi sei. 

Cilentano di nascita e romano di adozione. Ho vissuto più della metà della mia vita in un piccolo paesino di 500 anime nel Sud che arranca ma che non molla. Ho fin da piccolo sperimentato quanto fosse gratificante sentirsi utile e perciò ho iniziato a lavorare nella pizzeria di mio padre (tra le risate dei clienti e tra tanti sfottò poiché ero davvero piccolo). L’esperienza mi ha aiutato a capire meglio le persone e per questo motivo riesco ad essere sempre equilibrato nelle relazioni e soprattutto ad avere tanta pazienza. Il mio “carcere” (ma anche la mia libertà) è arrivata con il primo computer: un 386 di mio padre che ha dato vita ad una carriera già chiara: l’informatico (che però non ho inseguito). Dicevo carcere… perché non passavo più il tempo con gli amici dietro un pallone ma passavo ore a programmare. Libertà perché mi ha permesso di tirare una linea perfettamente dritta che indicava un percorso chiaro nel mio futuro (oggi). Ho studiato (tanto), tra mille paure ed ansie: prima finanza poi management. Ho governato tutto il caos e sono riuscito a fare ciò che volevo: lauree, progetti personali che hanno remunerato la mia permanenza romana e poi lavoro, tanto lavoro, in multinazionali e start-up di quasi ogni industry: farmaceutico, automotive, telecomunicazioni, stampa industriale, education, travel … Oggi docente, manager in Luiss, autore e guerriero a tempo pieno. Ah, viaggiatore senza tempo e spazio insieme a mia moglie.”

Se dovessi invece descriverti in Tweet vecchia maniera, riusciresti in 180 caratteri a sintetizzare il tuo lavoro e la tua vita? 

Oggi docente, manager in LUISS e autore, scrivo e racconto cose sul marketing. Sogno tanto e combatto anche di più. Forgiato nel segno del #nzo (mio padre), costruisco la mia famiglia insieme a Carmen ed abbraccio il creato tutti i giorni.

Se dovessi scegliere una foto che ti rappresenti e ti descriva, quale sarebbe?

Cavaliere

“Sognavo di essere
un super eroe, Batman:
un uomo normale
con qualche pistola tecnologica,
una corazza e tanta

volontà di migliorare il mondo”

Da piccolo era il mio super eroe preferito. Ho cercato di imitarlo, davvero, vestendomi come lui (non solo a carnevale) e sognavo di essere un super eroe (un uomo normale con qualche pistola tecnologica, una corazza e tanta volontà di migliorare il mondo). Ho scoperto poi che c’ero diventato davvero, come Batman, peccato che non conoscevo i contro. Lotto, sempre, come tutti del resto. Mi ritrovo solo talvolta nel buio del mondo tra i miei problemi ma in qualche modo riesco a farcela anche grazie alle persone di cui mi circondo. Ho perso molto ma ho anche imparato tanto.

Attraversare una crisi e crescere: è possibile?

Tutte le crisi portano ad una crescita, a patto che ci sia l’umiltà giusta di ammetterla a sé stessi. Affrontare una crisi con lo spirito di una pietra (ovvero resistere agli urti) è fallimento assicurato, essere spugna (quindi apprendere, incassare, rilasciare…) permetterà di crescere in volume, in elasticità. Talvolta una crisi la si supera anche attraverso piccoli dettagli: una parola, un ricordo, uno spirito che hai osservato nel tempo e che ti da quella scintilla che innesca le fasi successive della ripresa.

Quando hai capito di essere cresciuto davvero, tanto da aver fatto il passo da ragazzo a uomo?

Il mio passo verso una maturità che a me era sconosciuta (nonostante il percorso già pieno di ostacoli della vita) è avvenuto il 17 gennaio 2019 alle 15.47: si è fermato il respiro di mio padre e con lui anche la mia giovinezza ed io ero lì ad assolverla da spettatore incredulo che cercava di testare la propria corazza. Da quel giorno ho dovuto gestire emozioni, paure, problemi di varia natura che non avrei mai pensato.

“Anche i silenzi hanno parole”: a cosa ti fa pensare questa affermazione?

Mi fa riflettere a circa 9 mesi di silenzi di mio padre che ha subito l’asportazione totale della gola. Ma penso anche alle tante cose che mi ha insegnato con i suoi sguardi, nello stesso periodo, con la sua tristezza ma allo stesso tempo la sua infinita voglia di vivere. Ho ascoltato molti silenzi, ma quelli più grandi li sto ascoltando oggi e mi dicono molte cose: di non arrendermi, di continuare ad avere speranza e di credere davvero che ci sia un momento di incontro futuro con mio padre. Per me questa è la benzina che mi da energia e positività.

Qual è la tua visione del “per sempre”?

È una visione che ha alti e bassi e probabilmente non ne ho una sola di visione. Mi fa pensare ad una dimensione, più che visione, spirituale (prevalentemente di fede cattolica) ma anche ad un vuoto senza una fondo in cui si potrebbe sprofondare. Mi fa pensare però anche a cose molto belle come l’amore verso mia moglie, verso mia madre che ha ancora bisogno di noi figli e all’energia e alla perseveranza che credo avrò per sempre.

“Persino il tuo dolore potrà apparire poi meraviglioso”: credi sia possibile?

È un passo di uno dei miei cantati preferiti, Modugno. Da la dimensione della vita nella sua interezza: gioia e dolore, quest’ultimo ancora più importante perché fa apprezzare i momenti di felicità ancor di più. Credo che il dolore faccia parte della vita e come tale bisogna esserne consapevoli, accettarlo a braccia aperte e non chiudersi ad esso… il tempo aiuta ma ciò che possiamo fare noi è credere in qualcosa (che sia un incontro spirituale, un valore che ci ha lasciato quel dolore…). Ed è bellissimo avere persone che ti amano e che sentono insieme a te quel dolore (seppur in maniera diversa), ti aiutano a superarlo anche semplicemente con un caldo abbraccio.

“Troverai anche tu un gancio in mezzo al cielo” – recita una canzone: qual è il tuo gancio in mezzo al cielo? A cosa ti aggrappi e cosa cerchi quando ti senti smarrito?

Quando mi sento smarrito mi aggancio al ricordo dei tanti insegnamenti che mio padre mi ha dato: voleva che fossi razionale e forte, che accettassi le cose che accadevano con estrema lucidità. Quando mi sento smarrito, quando mi sento di sprofondare nel lavoro o nei problemi del quotidiano penso a come lui li avrebbe affrontati e, in un certo senso, cerco di emularlo (e lo sento scorrere nel mio sangue, a tratti mi sento io stesso lui). È una eredità indescrivibile che fa venire i brividi ma che mi aiuta tantissimo tale per cui riesco a dire, con tutto il dolore che comunque ho dentro ancora, che sono più forte di prima.

Resilienza, perseveranza, scelta, limite: che peso hanno queste parole nella tua storia personale e/o professionale?

Hanno segnato la mia vita professionale ma anche di uomo. Ci credo davvero. 

Poi tramite le scelte che ho fatto (molti errori, chiaramente) mi hanno portato alla felicità attuale. È importante l’energia e la consapevolezza: quantità di lavoro ma anche qualità, e soprattutto umiltà (bisogna sempre ricordarsi da dove si arriva per sapere dove si va e ancora più importante è sapere dove e quando fermarsi per riposarsi un po’ e riprendere il cammino). La perseveranza è il tratto predominante che ho: non mi sono mai fermato nella mia vita e, anche quando non credevo, tentavo e ritentavo e non mollavo. L’ho fatto con lo studio (superando limiti oggettivi che avevo), con l’amore (riuscendo a corteggiare mia moglie per 6 lunghissimi mesi senza avere uno straccio di possibilità sulla carta), con il lavoro (nonostante ingiustizie, logiche non meritocratiche, lunghi periodi di distanza in solitudine dagli affetti… ho continuato credendo in un futuro diverso, migliore). Oggi posso dire di aver trovato la mia dimensione di felicità e stabilità da tutti i punti di vista, ma ho dovuto guadagnarmi tutto da solo in una giungla pericolosa. La perseveranza l’ho imparata da mio padre: osservando le sue fatiche e apprezzandone il suo sorriso, non mi sembra di averlo mai sentito lamentarsi o guardare al futuro con negatività. La positività è un’arma incredibile e basta davvero poco per cambiare atteggiamento. 

Le parole che non ti ho detto: c’è qualcosa che vorresti dire a qualcuno e che non hai mai avuto il coraggio o semplicemente l’opportunità di dirlo?

Vorrei dire a mio padre che onorerò il suo percorso di vita e che non sarà mai dimenticato dalla comunità che lui tanto amava (quella di Centola) per l’impegno verso il territorio e verso i giovani.

“È proprio vero che a qualcuno tu dai più importanza quando non lo hai più…”: cosa consigli a coloro i quali hanno la ‘fortuna’ di avere accanto i proprio genitori? Riesci a dar loro un consiglio pratico su una cosa da fare insieme?

Esser coscienti che la vita è un attimo. La consapevolezza è la via per impiegare più tempo con i propri affetti. I genitori sono la massima espressione dell’amore su questa terra ed anche un litigio, con loro, è un atto di amore che apprezziamo molto più dopo. Bastano piccole cose: una passeggiata in più, un caffè, una battuta o un consiglio. Raccogliamo ricordi, raccogliamo più amore possibile che servirà nei momenti bui che accompagneranno la nostra vita.

Qual è l’errore più grande che hai commesso? Cosa hai imparato e come questo ha ri-orientato la tua vita?

L’errore più grande è aver dato fiducia ad alcune persone, piena fiducia e mi hanno deluso irrimediabilmente. Ma nonostante tutto non ritengo sia stato un errore e continuo imperterrito ad essere ciò che sono: una persona che da fiducia perché so che il potenziale inespresso dipende molto dalla fiducia (vorrei sempre fiducia quindi do fiducia agli altri).

Giovanni ha un sogno che vorrebbe trasformare in progetto?

Vorrei creare un’associazione dedicata ai ragazzi del territorio di Centola. Un’associazione che possa scuoterli e fargli capire l’importanza dell’ambiente, che scuota le anime e dia loro un impegno concreto: difendere il territorio e preservare il creato.

Cosa ti manca oggi e di cosa avresti bisogno?

Guardandomi allo specchio non sento il bisogno di chiedere o aspettarmi qualcosa poiché sono felice così. Vorrei sicuramente vivere in un mondo più giusto e meno egoista poiché questa trend verso l’egoismo mi fa male. Avrei quindi bisogno di continuare a vedere dei bei modelli e continuare a crederci.

C’è una frase che in qualche modo ti rappresenta e che utilizzeresti per lasciare un messaggio a chi ti legge?

Prima di iniziare un progetto o un qualcosa di ambizioso, chiudete gli occhi, respirate profondamente, aprite gli occhi e immaginate lì, l’obiettivo nella sua interezza.. subito dopo iniziate a scalare (perché sì, l’obiettivo è una montagna) e non fermatevi mai.. le mani faranno male, non troverete appigli ma la vostra creatività vi aiuterà. E, cosa più importante, non guardate la cima… guardate sempre un metro alla volta e scalate quello: avrete meno vertigini, la scalata vi sembrerà più leggera. Ma sarete consapevoli che state andando verso la vetta.

Hai una canzone del cuore?

Tunnel of Love, dei Dire Straits. È la canzone che mi ricorda la mia adolescenza: risate, pizze, camerieri… lavoro e socialità nel nostro ristorante di famiglia.  In pratica è uno dei periodi più belli della mia vita. Mi rende molto felice la canzone e ricordo che nell’ambiente i Dire Straits erano sempre uno dei gruppi che più utilizzavamo come sottofondo e quindi ho associato questa canzone a vecchi ricordi al di là del significato proprio delle parole (ma alla fine è importante il ricordo ed il significato che noi associamo ad una canzone a prescindere dalle parole).

Grazie Giò per questo dono. Grazie per aver aperto il tuo cuore, per averci fatto sentire i brividi, per averci emozionati. Abbiamo onorato la promessa che ci siamo scambiati qualche tempo fa e abbiamo fatto sì che questa promessa si trasformasse in una storia non solo tua, non solo mia…ma di tutti. In questo entrambi ci vediamo il vero valore. Grazie “Fratello”.


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